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COP 21: tutti ne parlano, ma perché è così importante?

“Parigi 2015 è l’ultima chiamata!”. “Non abbiamo un piano B perché non esiste un pianeta B!”. Sono solo…

03/12/2015

03/12/2015Parigi 2015 è l’ultima chiamata!”. “Non abbiamo un piano B perché non esiste un pianeta B!”. Sono solo alcune delle dichiarazioni lapidarie, la prima del nostro Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, la seconda del Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, che illustrano il ruolo cruciale della Conferenza sul Clima di Parigi.

Ma cos’è la COP21? E qual è il suo scopo?

La COP21 è una sigla che sta per Conference of the Parties, ovvero la 21esima conferenza delle Nazioni Unite che riunisce i paesi del mondo con lo scopo di dibattere sui cambiamenti climatici in atto e trovare un accordo globale da raggiungere congiuntamente. Solo così si potrà ottenere una sostanziosa riduzione del livello globale di emissioni di CO2 e scongiurare l’imminente catastrofe climatica.

Chi sono gli invitati? Al summit di Parigi parteciperanno i rappresentanti di 195 nazioni, presieduti dal Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. Nelle diverse fasi dei lavori saranno coinvolte circa 40mila persone, di cui 25mila delegati ufficiali di governi, ONG, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni intergovernative e società civile. Massiccia la copertura mediatica, assicurata da oltre 3.000 giornalisti accreditati.

Quali sono gli obiettivi della conferenza? Scopo auspicato del summit è giungere a un accordo universale che vincoli tutti i paesi a collaborare per contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, limite riconosciuto dalla comunità scientifica per evitare gli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. Sarà però arduo far coincidere interessi e aspettative di paesi così diversi per caratteri geografici, storici, economici e sociali. La Cina ad esempio potrebbe tentare di evadere nuovamente impegni troppo gravosi appellandosi al principio delle “responsabilità comuni ma differenziate” più volte garantite alle economie in via di sviluppo. Ma anche gli Stati Uniti continuano a propendere per accordi non vincolanti.

Chi sta a casa, può informarsi e sperare che i grandi del pianeta si mettano d’accordo. Oppure possono approfittare di questo momento globale di meditazione sul clima per fare la loro piccola mossa e contribuire a modo proprio all’accordo globale per tutelare il clima e il pianeta, ovvero cercare di limitare i propri consumi, passare ad un consumo di energia verde e diffondere nelle proprie case una cultura di rispetto per l’ambiente.

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