Dagli scarti della vanillina nasce una bioplastica resistente
Dalla Bowling Green State University arriva una bioplastica sostenibile che impiega l’ingrediente più dolce della nostra credenza Un…
30/06/202230/06/2022
Un team di scienziati americani, capitanati dal Dott. Jayaraman Sivaguru ha intuito come dagli scarti vegetali sia possibile produrre una bioplastica resistente, duratura e teoricamente riciclabile all’infinito, “semplicemente” impiegando nella sua realizzazione “mattoncini” a base di vanillina, la celebre molecola aromatica che caratterizza la vaniglia.
Si tratta di polimeri alternativi al petrolio e pertanto molto vantaggiosi per l’ambiente da un punto di vista produttivo, che però ancora possiedono delle “debolezze” legate ai livelli di qualità ed i processi di riciclo. Per provare a chiudere il cerchio, il team di ricercatori, in collaborazione con i colleghi della North Dakota State University di Fargo, ha cercato una soluzione a partire dai residui di lavorazione della cellulosa. Il lavoro si è focalizzato su materie plastiche a base biologica nelle quali il processo di degradazione potesse essere innescato dall’irraggiamento luminoso a particolari lunghezze d’onda, e il risultato è stato interessante.
Quando la bioplastica assorbe la luce a 300 nm (UV-B) entra infatti in uno stato di eccitazione, innescando la sua stessa biodegradazione. E poiché, normalmente, questa lunghezza d’onda è quasi tutta assorbita dall’atmosfera terrestre, il prodotto finale non teme un degrado prematuro alla luce solare. Il riciclo può essere attivato on demand semplicemente irradiandolo con UV-B.
La ricerca è stata pubblicata su Angewandte Chemie (in lingua inglese). Buona lettura!