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Partecipare ad una Comunità energetica, tra tecnica ed impatto sociale

Intervista ad Arturo Lorenzoni, Professore di Economia dell'energia all'Università di Padova e Consigliere Regionale del Veneto Ormai lo…

08/12/2022

Intervista ad Arturo Lorenzoni, Professore di Economia dell’energia all’Università di Padova e Consigliere Regionale del Veneto

08/12/2022Ormai lo abbiamo capito, le Comunità energetiche rinnovabili (CER) sono un modello energetico aggregativo che permette di migliorare l’impatto ambientale dei singoli e della collettività, di ridurre i costi in bolletta, di contribuire allo sviluppo di reti energetiche sostenibili e di accedere agli incentivi per l’energia condivisa. Il tutto favorendo la transizione energetica del nostro Paese. Ma cosa significa davvero parteciparvi? Quali sono le implicazioni tecniche e quali i vantaggi economici legati a questo innovativo modello energetico?

Partecipare ad una Comunità energetica, tra tecnica ed impatto sociale

Alla luce della pubblicazione del documento di consultazione pubblica del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in materia di “Attuazione della disciplina per la regolamentazione degli incentivi per la condivisione dell’energia di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 199/2021”, abbiamo intervistato Arturo Lorenzoni, Professore di Economia dell’energia all’Università di Padova e Consigliere Regionale del Veneto, per farcelo raccontare.

Cosa vuol dire, in senso tecnico, “partecipare” ad una Comunità energetica rinnovabile (CER)?

La partecipazione ad una CER non comporta modifiche fisiche al proprio contatore, ne contrattuali con il proprio fornitore. Chi si associa ad una Comunità energetica rinnovabile (CER) contribuisce con i propri consumi a costruire il “diagramma di consumo cumulativo”, che dovrebbe essere il più possibile sovrapponibile al profilo di produzione degli impianti della CER, per creare contemporaneità tra produzione e consumo.

Ad una CER Si può partecipare con ruoli diversi, anche solo mettendo a disposizione i propri consumi per costruire il profilo e per partecipare ai benefici economici generati dalla produzione rinnovabile e dagli incentivi previsti dalla legge. Vi è infatti un contributo economico per l’energia scambiata all’interno della CER (non per l’energia prodotta dalla CER che eccede il suo consumo e quindi c’è bisogno della contemporaneità di cui parlavamo sopra). Partecipare a una CER consente anche a coloro che non possono dotarsi di un proprio impianto a fonte rinnovabile di divenire autoproduttori acquisendo una quota di impianto in un altro sito. In qualsiasi momento si può comunque uscire, per cui non ci sono vincoli rigidi a partecipare ad una CER. Con l’uscita del documento di consultazione del MASE del 28 novembre finalmente siamo prossimi alla fase operativa, con il decreto attuativo del decreto 199/2021 ormai prossimo. La fase di consultazione si chiude il 12 dicembre.

Che cos’è una “cabina primaria” e perché è un elemento di cui tenere conto?

Con il decreto 199/2021 il perimetro all’interno del quale possono trovarsi i membri di una CER è quello stabilito dalla fornitura di una stessa cabina primaria. Una cabina primaria è il punto di interfaccia tra la rete elettrica di alta tensione e quella di media tensione e serve aree piuttosto vaste. In una provincia veneta non ve ne sono più di 20 o 30. È molto utile condividere l’informazione relativa ai perimetri delle cabine, per aiutare chi lavora a promuovere le CER a comprendere chi sono i soggetti abilitati a condividere l’energia di un impianto.

Che tipo di impatto hanno le CER sulla rete elettrica?

Nessun impatto diretto, perché non comportano modifiche fisiche alla rete. Tuttavia, le CER aiutano il bilanciamento dei carichi energetici e della produzione nella rete di distribuzione. Infatti, essendo l’incentivo economico destinato unicamente all’energia scambiata all’interno della CER, è interesse dei partecipanti mettere in atto azioni tecnologiche per assicurare che l’energia prodotta sia contemporaneamente consumata nella stessa area, limitando lo scambio con la rete di alta tensione, il trasporto di energia a lunga distanza (e dunque le perdite), contribuendo ad evitare le congestioni di rete. Queste regole aiutano a semplificare la gestione della rete, rendendo i carichi coordinati con la produzione intermittente e sfruttando le potenzialità dei carichi flessibili e dell’accumulo.

In che modo viene calcolato e poi distribuito il beneficio generato dalle CER ai consumatori che vi partecipano?

Vi è grande libertà nel definire all’interno della CER i criteri di ripartizione dei benefici economici. Il beneficio viene primariamente dall’incentivo di circa 118 €/MWh (110  € più le perdite evitate, che dipendono dal sito, ma si attestano intorno agli 8 €/MWh) su tutta l’energia prodotta e consumata all’interno della CER. Le regole per la ripartizione dei benefici sono dunque molto flessibili e questo può aiutare molto ad affrontare i casi di povertà energetica, quando i partecipanti, tra cui possono esserci amministrazioni pubbliche, decidono di veicolare i benefici verso i soggetti più in difficoltà con i propri costi energetici. Per questa ragione abbiamo spinto perché anche i fondi regionali mettano la lotta alla povertà energetica tra le priorità del sostegno alle CER. Il documento di consultazione pubblicato il 28 novembre dal Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica propone anche di incrementare di 10 €/MWh il premio sull’energia scambiata nella CER, arrivando quindi a circa 128 €/MWh. L’energia ceduta alla rete viene invece valorizzata al massimo con un valore pari a 80 €/MWh nel caso in cui la CER non condivida al suo interno almeno il 70% dell’energia prodotta dai propri impianti.

Qual è il ruolo delle istituzioni pubbliche nella costituzione di una CER?

Le istituzioni pubbliche possono fare la propria parte in molti modi: veicolando l’informazione sulle CER; promuovendone la costituzione, con o senza la partecipazione diretta dell’amministrazione; mettendo a disposizione dei fondi per la realizzazione degli impianti; mettendo a disposizione un tetto, un parcheggio o un terreno per realizzare un impianto. Anche facilitando l’interlocuzione con i soggetti che devono rilasciare autorizzazioni, come la sovrintendenza, il distributore di energia, il Comune. Credo che il ruolo della pubblica amministrazione sia centrale, anche per legittimare questa nuova modalità di partecipazione la mercato energetico. Quando si impegnano le istituzioni, i cittadini sono più inclini ad aderire alla proposta.

Ritiene possano essere una risposta concreta alle esigenze energetiche e sociali dei nostri tempi?

Si, le CER sono una risposta efficace al cambiamento di traiettoria tecnologica sperimentato nel settore dell’energia. Oggi i piccoli impianti producono energia ad un costo non superiore ai grandi ed i controlli digitali consentono di coordinare produzione e consumo, alleggerendo la gestione della rete. Inoltre rendono ciascuno protagonista della propria fornitura di energia, aumentando la consapevolezza dei grandi obiettivi sul piano climatico ed energetico. Sono dunque uno strumento di partecipazione e di solidarietà, capace di interpretare bene sul piano economico ed ambientale la sfida della transizione energetica.

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2 risposte a “Partecipare ad una Comunità energetica, tra tecnica ed impatto sociale”

  1. Questa intervista, pur nella sua sinteticità, è una descrizione tra le più chiare che abbia letto o sentito finora sulle CER. Grazie.

    • Buongiorno Gian Piero e grazie,
      siamo felici di poter fornire un servizio di informazione chiaro e capace di avvicinare le persone al modello di Comunità energetica.
      Continui a seguirci!

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